Sono in programma nuovi controlli fiscali: come funziona l’anonimometro e chi deve cominciare a preoccuparsi.
Fino al 2018 l’Agenzia delle Entrate utilizzava un sistema informatico chiamato Redditometro che permetteva di incrociare tutti i dati relativi alla situazione economica di un cittadino allo scopo di eseguire su di essa dei controlli molto approfonditi.
In questo modo il fisco era in grado di individuare tutte le incongruenze tra il patrimonio e il reddito effettivo di un cittadino e le tasse che il cittadino in questione aveva versato o versava nelle casse dello stato. Questo sistema, estremamente complesso, aveva fatto discutere a causa della violazione della privacy dei cittadini, ai quali lo Stato faceva letteralmente i conti in tasca.
Anche per questo motivo lo strumento non venne più aggiornato e quindi cadde in disuso per alcuni anni fino a che, lo scorso Maggio 2024, il Governo Meloni annunciò che sarebbe stato reintrodotto. Le reazioni di politici e cittadini furono molto contrarie, tanto da indurre il governo a cambiare proposito e a rielaborare il sistema. Oggi il Redditometro si è evoluto in anonimometro ma, al netto di un’unica grande differenza, il suo funzionamento rimane identico.
A differenza di quanto accadeva con il Redditometro, l’anonimometro rende parzialmente anonimi i dati economici, patrimoniali e fiscali raccolti sui singoli cittadini. Il sistema infatti associa un codice ad ogni cittadino, di fatto nascondendo i suoi dati anagrafici. Tali dati verranno rivelati solo nel caso in cui si renderanno necessari controlli più approfonditi, cioè se ci sono irregolarità.
Chi deve aver paura dell’anonimometro?
Il sistema dell’Agenzia delle Entrate si basa sull’incrocio di dati bancari, patrimoniali e fiscali. Calcolando il patrimonio e verificando i depositi bancari di un cittadino, l’Agenzia delle Entrate verifica che le tasse pagate dal contribuente siano corrette e che il contribuente non abbia dichiarato al fisco meno di quanto possiede.
A far scattare le verifiche più approfondite nei confronti da parte dell’Agenzia delle Entrate sono i movimenti bancari che coinvolgono grandi somme di denaro di cui non si conosce l’origine perché il contribuente non ha dichiarato i redditi corrispondenti.
Per eseguire queste verifiche l’Agenzia delle Entrate si serve principalmente dei dati in possesso dell’Anagrafe Tributaria che comprende tutte le dichiarazioni dei redditi e di altre banche dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate.
Dovranno preoccuparsi quindi coloro che dichiarano compensi inverosimili per la categoria lavorativa di appartenenza (il classico esempio del professionista “sottopagato” ma che invece si fa pagare in nero oppure del muratore che si fa pagare come un chirurgo per lavori di poco conto e gira con il SUV) oppure che attraverso il proprio conto corrente maneggiano molto denaro di cui non giustificano la provenienza.