Scoperte straordinarie si celano nelle giungle dello Yucatan, grazie all’avanzata tecnologia LIDAR.
Recentemente, un team di ricercatori, guidato dal dottorando Luke Auld-Thomas dell’università di Tulane, ha rivelato l’esistenza di una città Maya mai documentata fino ad ora, chiamata “Valeriana”. Questa scoperta si colloca nel centro-orientale dello stato messicano di Campeche e potrebbe riscrivere alcuni capitoli della storia maya. Datata alla metà del II secolo d.C., “Valeriana” porta all’attenzione del mondo un patrimonio archeologico ricco e profondo, spesso oscurato dalla fitta vegetazione di quest’area.
La recente scoperta di Valeriana ha destato grande interesse, suscitando curiosità e attenzione nei media di tutto il mondo. Sospesa tra un’epoca lontana e il presente, questa città ha una storia che affonda le radici in tempi che l’umanità aveva quasi dimenticato. Lo scoop iniziale ha visto il dottorando Luke Auld-Thomas impegnato in una ricerca apparentemente casuale, ma è bene chiarire che il metodo che ha portato alla scoperta è frutto di un uso ben ponderato delle tecnologie disponibili. Quindi, più che un caso, si tratta di una combinazione vincente di scienza e dedizione, una sinergia tra diverse università e istituti di ricerca.
La collaborazione tra l’università di Tulane, quella dell’Arizona del Nord, l’università di Houston e l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico ha dimostrato come l’innovazione possa aprire nuovi orizzonti in ambito archeologico. Il vero vanto di questa scoperta è legato all’uso della tecnologia LIDAR, che, grazie alla sua capacità di “scrutare” oltre la vegetazione densa, ha permesso di svelare un paesaggio dimenticato. In pratica, il LIDAR impiega un fascio laser per raccogliere informazioni dettagliate sulla superficie del terreno e, quando applicato in aree come le giungle del Messico, riesce a rivelare antiche strutture nascoste.
Il LIDAR, che sta per Light Detection and Ranging, è una tecnologia potente e sofisticata che ha rivoluzionato l’approccio degli archeologi nella comprensione di antiche civiltà come quella maya. Nonostante la sua complessità e il costo elevato, questo strumento si è dimostrato essenziale. Invece di affrontare il rischio di una ricerca tradizionale, ardua e spesso limitata dalle condizioni ambientali, i ricercatori possono ora avvalersi di mappe tridimensionali accurate. Queste evidenze hanno svelato non solo singole strutture, ma interi centri urbani.
La chiave del successo di questa tecnologia risiede nella sua capacità di fornire dati preziosi su un’ampia area, così da permettere la creazione di modelli realistici. La scoperta di Valeriana ha fatto uso di dati LIDAR già esistenti, ottenuti nel 2013 attraverso un progetto di ricerca ecologico, Alianza M-REDD+, costato un notevole impegno, ma che ha fornito il carburante necessario per un’analisi archeologica straordinaria. Queste mappe, originariamente destinate a monitorare la salute della vegetazione della foresta, hanno assunto un’importanza inaspettata. Esaminando i dati con una nuova prospettiva, i ricercatori sono riusciti a riportare in vita un pezzo di storia dimenticato.
Una volta dati alla mano, i ricercatori hanno sorprenduto il mondo con la scoperta di Valeriana. Questa città non è solo una semplice raccolta di rovine, ma un’entità ricca di meraviglie: le prime evidenze mostrano piramidi, strade e grandi piazze. Strutture che testimoniano un’architettura sofisticata e un’organizzazione sociale avanzata, simile ad altre città Maya celebri come Tikal o Palenque. Ciò porta a riflessioni significative: le origini della civiltà maya potrebbero essere molte più antiche di quanto si pensasse.
La datazione della città alla metà del II secolo d.C. è di particolare importanza. Indica che Valeriana era attiva prima del periodo classico tipico della storia maya, un’epoca caratterizzata da un vasto sviluppo culturale e architettonico. Di più, questa scoperta sfida le teorie consolidate sugli insediamenti maya e come gli spazi siano stati utilizzati in epoca antica. Gli schemi evidenziati dalle strutture rinvenute suggeriscono che i Maya avevano una profonda comprensione dell’ambiente circostante e delle risorse disponibili, permettendo loro di prosperare in un territorio difficile come quello rose e ricco di giungle del Messico.
Quindi, la rivelazione di Valeriana non è solo una scoperta archeologica, ma un invito a rivedere l’intero panorama della storia di questa antica civiltà, per cercare di comprendere come potesse sostenere una così grande popolazione e mantenere strutture tanto elaborate. L’avventura archeologica continua e la città di Valeriana potrebbe essere solo l’inizio di un affascinante viaggio nel passato.
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