L’Assegno Unico è una misura di welfare italiano che aiuta non poco le famiglie. Quasi nessuno sa che si può ottenere anche in questo caso.
L’introduzione dell’Assegno Unico e Universale sui figli a carico ha segnato una svolta nel sistema di sostegno alle famiglie con figli. Questa misura, rivolta alle famiglie con figli fino a 21 anni di età, ha sostituito diverse forme di sostegno economico preesistenti, come le detrazioni per carichi di famiglia, gli Assegni per il Nucleo Familiare, il Bonus Bebè e il Premio alla nascita, coinvolgendo un vasto numero di famiglie.
Tuttavia, sorgono dubbi riguardo alla percezione dell’Assegno Unico quando il figlio è maggiorenne e lavoratore. È importante sapere che l’Assegno Unico può essere richiesto anche per i figli maggiorenni fino ai 21 anni, e le famiglie possono indicare il conto corrente del figlio come beneficiario dell’erogazione, anziché quello dei genitori. Tuttavia, gli importi dell’Assegno Unico sono inferiori per i figli maggiorenni rispetto a quelli più piccoli.
L’Assegno Unico spetta ai figli maggiorenni se si verificano determinate condizioni, tra cui la frequenza di corsi di formazione, la partecipazione a tirocini formativi, l’attività lavorativa con un reddito sotto i 8.000 euro annui, l’iscrizione al Centro per l’Impiego come disoccupati in cerca di occupazione, o il servizio civile universale.
Quando il figlio compie 18 anni, l’Assegno Unico viene sospeso dall’INPS in attesa che il richiedente aggiorni le informazioni sullo stato del figlio. Tuttavia, sembra che basti che il figlio soddisfi una sola delle condizioni menzionate per avere diritto all’Assegno Unico.
Non è comune che un figlio svolga contemporaneamente servizio civile, lavori con un reddito inferiore ai 8.000 euro, sia iscritto come disoccupato e studi all’università. È più probabile che il figlio rientri in una delle condizioni menzionate singolarmente per avere diritto al bonus. Per quanto riguarda un figlio non convivente, per essere incluso nel nucleo familiare di origine, non deve essere autonomo economicamente e deve essere a carico fiscalmente del genitore. Questo significa che il figlio deve avere un reddito proprio inferiore ai 4.000 euro nel secondo anno precedente il 2024.
In conclusione, nonostante le interpretazioni delle regole possano generare dubbi, l’importante è che il figlio soddisfi almeno una delle condizioni previste per avere diritto all’Assegno Unico. L’INPS dovrebbe fornire chiarimenti per evitare confusioni, soprattutto considerando che l’ISEE tiene conto del nucleo familiare incluso nella DSU.
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