Una situazione molto complicata in Veneto con delle aziende in grande crisi e il rischio che possano avvenire licenziamenti in massa.
Questo preoccupa molte famiglie costrette a prendere nuove riferimenti in merito.
Andiamo a vedere di chi si tratta.
Il panorama avicolo del Veneto sta attraversando un periodo particolarmente critico, con una marcata diminuzione dei consumi di carne di tacchino che mette a dura prova gli allevamenti della regione.
Questa tendenza al ribasso si inserisce in un contesto già difficile, caratterizzato da sfide notevoli per il settore.
La carne di tacchino, tradizionalmente apprezzata sulle tavole italiane per le sue qualità nutrizionali e la versatilità culinaria, sta perdendo terreno tra i consumatori. Le ragioni di questo calo sono molteplici e complesse. Da un lato, la produzione ha subito rallentamenti significativi negli ultimi due anni a causa dell’epidemia aviaria che ha colpito duramente gli allevamenti, riducendone l’attività fino al 50% della capacità produttiva. Dall’altro lato, l’aumento dei costi di produzione ha reso più onerosa la gestione degli allevamenti e ha influenzato negativamente i prezzi al dettaglio.
Nonostante il Veneto mantenga la sua posizione come leader nazionale nella produzione di carne di tacchino, il numero degli allevamenti è in calo: da 422 si è scesi a 392 unità. La maggior parte degli allevamenti si concentra nella provincia di Verona (68%), ma anche questa solida base produttiva non sembra immune dalle difficoltà che affliggono il settore.
Diego Zoccante, vicepresidente della sezione prodotto Confagricoltura Veneto e presidente sia della sezione veronese che dell’Associazione veneta avicoltori, sottolinea le sfide cui le aziende devono far fronte: “Dopo anni influenzati dall’aviaria – dichiara – le nostre aziende continuano a operare ben al di sotto delle loro capacità produttive standard”. La situazione è ulteriormente aggravata dalla diminuzione dei consumi che segna un meno 10% rispetto ai livelli abituali.
L’impatto economico derivante dal calo dei consumi e dall’aumento dei costi non può essere sottovalutato. Gli allevatori del Veneto si trovano ad affrontare una pressione crescente per mantenere attive le loro attività in un mercato sempre più competitivo e incerto. La ricerca continua dell’efficienza produttiva diventa quindi una necessità impellente per sopravvivere alle attuali condizioni del mercato.
In questo scenario complesso emerge chiaramente quanto sia cruciale per il settore trovare nuove strategie per rilanciare i consumi della carne bianca e in particolare del tacchino. L’innovazione nei processi produttivi, insieme alla promozione delle qualità nutrizionali ed etiche della carne avicola potrebbero rappresentare delle valide vie da esplorare per invertire questa tendenza negativa.
In conclusione, mentre gli operatori del settore cercano soluzioni efficaci ai problemi attuali, resta evidente la necessità di un impegno congiunto tra istituzioni pubbliche ed entità private per sostenere uno dei compartimenti agroalimentari più importanti d’Italia nel suo cammino verso la ripresa.
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