DENTRO LE MURA

Verona, grande rammarico per l’opportunità sfumata: Intel e Silicon Box hanno detto di no

La notizia ha deluso molti: né Intel né Silicon Box apriranno i loro stabilimenti a Vigasio, in provincia di Verona.

Questa decisione segna la fine delle speranze per un mega-investimento nel settore dei microchip in Veneto. Alberto Bozza, consigliere regionale di Forza Italia, non nasconde il suo rammarico.

Aveva infatti presentato una risoluzione, poi approvata dal Consiglio regionale, che mirava a facilitare l’insediamento di queste multinazionali nella regione. “È una grande occasione mancata per il Veneto e per la provincia di Verona”, ha dichiarato Bozza.

Le cause che hanno spinto Intel e Silicon Box a cercare altre destinazioni sono da ricercarsi nelle “mancate garanzie infrastrutturali” offerte dalla località.

Vigasio da tempo sollecita interventi significativi sulla viabilità e una pianificazione territoriale adeguata, inclusa la realizzazione di un casello autostradale sulla A22 – progetto già incluso nei piani d’investimento dell’Autobrennero. Queste richieste, tuttavia, non hanno trovato riscontro nelle azioni concrete della Regione Veneto o del Ministero dei Trasporti.

Intel e Silicon Box non aprono stabilimenti a Verona

Il nodo cruciale sembra essere proprio il casello autostradale di Vigasio.

Alberto Bozza aveva sollevato la questione con un’interrogazione in aula rivolta alla vicepresidente regionale e assessore ai Lavori Pubblici e Infrastrutture Elisa De Berti, chiedendo rassicurazioni sull’avanzamento del progetto. Tuttavia, le risposte ottenute non sono state soddisfacenti: “Rassicurazioni che non ci sono state”, ha commentato amaramente Bozza.

La decisione di Intel (ANSA) MaloraRivista.it

La decisione delle due multinazionali rappresenta un duro colpo per l’economia locale veneta e veronese in particolare. Si parla infatti della perdita potenziale di un investimento valutato in miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro che avrebbero potuto dare una forte spinta all’economia della regione.

Il disappunto è palpabile tra i cittadini e le istituzioni locali che vedevano in questi insediamenti industriali una fonte preziosa di sviluppo economico e occupazionale.

Questo episodio lascia aperte molte riflessioni sulle politiche infrastrutturali regionali e nazionali necessarie per attrarre grandi investimenti industriali nel nostro paese.

La vicenda dimostra quanto sia cruciale offrire garanzie concrete alle aziende interessate ad investire sul territorio italiano – garantendo infrastrutture adeguate rappresenta solo il primo passo verso lo sviluppo economico sostenibile che tutti auspichiamo.

Matteo Fantozzi

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