Con l’arrivo dell’estate, la nostra pelle diventa protagonista, esponendosi maggiormente agli elementi e agli sguardi altrui.
Tuttavia, questo aumento dell’esposizione porta con sé anche dei rischi, tra cui quello delle infezioni cutanee.
Durante i mesi estivi, infatti, la pelle è più soggetta a venire in contatto diretto con superfici e persone diverse, aumentando così le probabilità di contrarre varie tipologie di infezioni. Tra queste, una delle più comuni richieste di visita dermatologica è l’impetigine.
La cura dell’impetigine prevede innanzitutto misure igieniche rigorose come il mantenimento della pulizia delle mani e l’utilizzo di asciugamani individualizzati all’interno del nucleo familiare per evitare ulteriori contagiosità . Per quanto riguarda il trattamento specifico, questo può variare a seconda della gravità delle lesioni: dalle creme antibiotiche fino alla necessità di assumere antibiotici orali nel caso di lesioni più estese o persistenti.
Affrontare tempestivamente i primi segni d’infezione attraverso una corretta diagnosi dermatologica e adottando le misure preventive appropriate può aiutare a gestire efficacemente questa problematica cutanea così comune nei mesi estivi.
Le infezioni cutanee in estate: un problema da non sottovalutare
L’impetigine rappresenta una delle principali preoccupazioni per chi frequenta luoghi affollati come spiagge e piscine durante l’estate. Secondo la dottoressa Laura Colli, Dermatologa e Venereologa presso Humanitas Mater Domini, si tratta di un’infezione superficiale della pelle causata principalmente dallo Stafilococco aureo o dallo Streptococco pyogenes.
Questi batteri trovano un ambiente ideale nelle piccole escoriazioni cutanee che possono essere causate da vari fattori esterni come il contatto con la sabbia.
Riconoscere tempestivamente i sintomi dell’impetigine è fondamentale per evitare la sua diffusione. La dottoressa Colli descrive il primo segnale come una macchia rosea e rotondeggiante sulla pelle con superficie zigrinata che può evolvere nello sviluppo di vescicole molto fragili.
Queste ultime, rompendosi, rilasciano un siero che forma croste giallastre simili al miele. Nel caso dell’impetigine bollosa invece si formano bolle di liquido trasparente a seguito della fusione delle vescicole prima della loro rottura.
Questa infezione non solo è fastidiosa per chi ne soffre ma è anche altamente contagiosa. È possibile trasmettere l’infezione toccando le lesioni o entrando in contatto diretto con persone o oggetti contaminati dai batteri responsabili.