Sepoltura dei feti, qualcosa non quadra Sepoltura dei feti, qualcosa non quadra

La sepoltura dei feti: così aggirano la norma

Alcune regioni aggirano la norma con degli emendamenti alquanto discutibili per quanto riguarda la sepoltura dei feti.

La sepoltura dei feti in Italia è consentita dal 1990, ma è solo facoltativa e a discrezione di donna e familiari se la gravidanza viene interrotta prima delle 20 settimane. Alcune regioni come la Lombardia e il Veneto, tuttavia, hanno approvato negli ultimi anni emendamenti che aggirano tale norma. Questo ha permesso alle associazioni prolife di celebrare veri e propri funerali. A Verona questo non avviene ancora, ma da tempo il consigliere Zelger sta preparando il terreno perché ciò diventi possibile.

All’interno del Cimitero Monumentale di Verona vi è uno spazio denominato ‘Campo dei bambini’. Si trova poco dopo l’ingresso, proseguendo dritto nel primo enorme cortile interno, sulla sinistra. È uno spazio occupato da piccole croci e lapidi bianche che, a volte, recano foto e date di nascita e di morte, spesso invece, oltre al nome, vi è una sola data, che comprende in pochi numeri la breve storia di un bambino ‘nato morto’.

Secondo la legge nazionale, la sepoltura dei feti o dei prodotti del concepimento è consentita in Italia fin dal 1990 ed è normata dall’articolo 7 del decreto del presidente della Repubblica, numero 285, sul regolamento di polizia mortuaria che dispone diverse procedure a seconda che si tratti di un “nato morto”, “feto” o “prodotto abortivo”. Delineato il quadro nazionale, ci sono però delle leggi locali (regionali o comunali) che integrano, spesso sostituendosi, la legge nazionale.

A discrezione delle regioni (e delle città)

A Verona, per esempio, si procede all’esecuzione della norma nazionale del 1990, secondo la quale gli embrioni e/o i feti di età gestazionale inferiore alle 20 settimane vengono trattati come rifiuti ospedalieri. Per quanto riguarda i feti abortiti tra le 20 e le 28 settimane (spesso frutti di aborto spontaneo o terapeutico) avviene, presso la stessa struttura sanitaria, una esplicita richiesta rispetto alla volontà o meno di farsi carico della tumulazione e, in caso di risposta negativa, i resti vengono presi in carico dalla ULSS e avviati all’interramento in campo comune al pari delle parti anatomiche riconoscibili. Così è, se vi pare.

 

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