Il Veneto, al termine del primo quadrimestre del 2024, mostra un bilancio contrastante in termini di sicurezza sul lavoro. Se da un lato si registra una significativa riduzione delle vittime mortali, con 16 decessi contro i 29 dello stesso periodo dell’anno precedente, segnando così un decremento del 45%, dall’altro si assiste a un lieve incremento degli infortuni totali.
Questa tendenza bifronte emerge chiaramente dall’ultima indagine condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre.
I dati offrono uno spaccato complesso della situazione veneta relativa alla sicurezza sul lavoro nel primo quadrimestre del 2024.
Se da una parte vi è ottimismo per la riduzione dei decessi – indicativo dell’efficacia delle misure preventive adottate -, dall’altra persiste la necessità d’intensificare gli sforzi per ridurre ulteriormente il numero degli infortuni totali.
Analizzando il rischio di mortalità sul lavoro, il Veneto si posiziona favorevolmente rispetto alla media nazionale. Con una incidenza di mortalità pari a 4,9 morti per milione di occupati, la regione entra nella cosiddetta “zona bianca”, distanziandosi dalla media nazionale che si attesta su 8,7. Tuttavia, non tutte le province presentano lo stesso livello di sicurezza: Belluno rientra nella “zona rossa” con un tasso significativamente più alto della media regionale e nazionale.
Nonostante la riduzione dei decessi sia motivo di soddisfazione, il numero totale degli infortuni ha subito un incremento del 2,8% rispetto all’anno precedente. Questa crescita minima non corrisponde alla diminuzione degli incidenti mortali e pone l’accento sulla necessità di non abbassare la guardia nel campo della prevenzione.
Le attività manifatturiere emergono come quelle maggiormente esposte al rischio d’infortunio nel Veneto. Seguono i settori delle costruzioni, commercio, trasporti e magazzinaggio e sanità. La distribuzione geografica delle denunce vede Vicenza al primo posto per numero totale d’infortuni registrati.
La disamina degli infortuni sotto l’aspetto demografico rivela che gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne; tuttavia anche le lavoratrici mostrano numeri significativamente alti. Interessante notare come anche tra i lavoratori stranieri vi sia una quota rilevante d’infortunati.
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